Il compito che la nostra società assegna alla scuola è in costante ridefinizione e il riassetto normativo si propone ogni volta di creare le condizioni per il perseguimento di fini istituzionali sempre più coerenti con le trasformazioni in atto. Mai viene messa in discussione la Scuola stessa come luogo di produzione del Valore.
Le parole profetiche di Illich sarebbero da sole sufficienti a metterci in guardia: “Perciò sono giunto ad analizzare la scolarizzazione come il rituale di fabbricazione di un mito, il rituale che crea un mito su cui la società contemporanea poi costruisce se stessa. Ne deriva, per esempio, una società che crede nella conoscenza e nel confezionamento della conoscenza, che crede nell’invecchiamento della conoscenza e nella necessità di aggiungere conoscenza a conoscenza, che crede nella conoscenza come valore – non come bene, ma come valore – e che quindi la concepisce in termini commerciali. Tutto ciò è fondamentale per essere un uomo moderno e vivere nelle assurdità del mondo moderno.” (Illich, Descolarizzare la società, Mimesis 2010)
Ci vorrebbe una scuola che puntasse con maggiore consapevolezza alla promozione non solo di competenze trasversali, professionali, inter-trans-meta-disciplinari ma anche ad una nuova sensibilità, una sorta di Competenza incompetente che possa riconoscere come bambino capace anche il l’alunno che ha saputo attraversare i propri pensieri, ne ha saputo vedere i confini, i limiti e le possibilità. Questa scuola insegnerebbe l’empatia verso se stessi come il presupposto per vedere e sentire i pensieri degli altri. Diventerebbe un ambiente educativo pregnante e significativo. La pregnanza e la significatività sono costrutti che andrebbero riportati al centro del dibattito educativo e scolastico.